Come l’inglese ti aiuta a migliorare
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Leggi tutto l'articoloCi siamo: stai studiando una lingua nuova e hai scoperto che imparare a pronunciare correttamente le parole non è così semplice come pensavi. Non è nulla di strano, infatti imparare la fonetica di una lingua è un processo delicato che richiede precisione. A tal fine nel 1888 è stato creato un codice univoco al fine di rappresentare i suoni fonetici di tutte le lingue presenti sul nostro pianeta: l’alfabeto IPA.
Questo è il sistema che anche io personalmente uso e suggerisco ai miei studenti di utilizzare, per aiutarli ad esercitare i diversi suoni della lingua che hanno deciso di apprendere. In molti idiomi infatti, un piccolo cambio di pronuncia può determinare una variazione di significato, come nel cinese o nell’hindi.
Sia che tu sia appassionato di lingue o che tu le stia studiando per raggiungere obiettivi scolastici o lavorativi, apprendere cosa è la fonetica e come usarla è proprio uno degli aspetti sui quali bisogna focalizzarsi sin dall’inizio. Lo so: forse starai pensando che la primissima cosa da fare sia studiare la grammatica, perché a scuola ci fanno fare mesi e mesi di esercizi, ma poi ci resta in testa poco niente.
Ti sei mai chiesto perché?
In base alla mia personale esperienza, posso affermare con certezza che per studiare una lingua in maniera efficace, è necessario seguire un ordine preciso: partire dalla fonetica, passare poi ai vocaboli e dedicarsi solo successivamente alla grammatica. Proprio per questo ho pensato di scrivere un articolo dettagliato sull’alfabeto IPA, cos’è e soprattutto come funziona.
Prendere confidenza con l’alfabeto fonetico può rappresentare la chiave di volta per riuscire finalmente ad avere una pronuncia da vero madrelingua. Quindi, se ti stai trovando in difficoltà, sto per condividere con te alcuni consigli che renderanno il processo di apprendimento un po’ più semplice.
Ma in poche parole, che cos’è l’alfabeto IPA? L’alfabeto IPA è un alfabeto fonetico sviluppato durante il 19° secolo che permette di trascrivere foneticamente il linguaggio. Ciò significa che ad ogni suono corrisponde un solo simbolo, e viceversa.
Conoscere il simbolo ti aiuta a comprendere come pronunciare il suono al quale è associato, in modo da imparare anche quelli delle lingue più difficili al mondo. È un po’ come uno spartito: chiunque lo legga sa a quale nota corrisponde un determinato suono, e a quale suono corrisponde la nota.
Questo alfabeto fonetico è composto principalmente da lettere latine e greche, e viene rivisto continuamente per renderlo utilizzabile dagli studenti di qualsiasi lingua. L’ultima revisione dell’alfabeto IPA è avvenuta nel 2005.
IPA è l’acronimo di International Phonetic Alphabet, che significa alfabetico fonetico internazionale, proprio perché è utilizzato e conosciuto come metodo standard per imparare la pronuncia dei suoni nelle diverse lingue. In italiano, il suo acronimo è AFI.
Tuttavia, al contrario di ciò che si pensa, questo non è il primo alfabeto fonetico che è stato inventato. L’invenzione di un alfabeto che permettesse di tradurre in simboli i suoni, e quindi di dare una guida pratica e grafica al loro studio, è stato attribuito ai Fenici, ed aveva inizialmente 22 simboli.
La trascrizione fonetica risale quindi intorno al XIV secolo A.C. ed è poi stata adottata e rivista dai greci. Ora che sappiamo che cos’è l’alfabeto IPA, vediamo a cosa serve.
L’alfabeto fonetico serve a dare una rappresentazione grafica al suono, in modo che sia più facile imparare come esprimerlo vocalmente. L’obiettivo dell’alfabeto IPA è quindi quello di associare in modo univoco un solo segno grafico ad ogni fono, in modo che non si crei ambiguità o ridondanza.
Un fono è il suono che viene prodotto dall’apparato fonatorio. Da non confondere con il fonema, che ha un carattere distintivo: ciò significa che la sua variazione corrisponde ad un cambiamento di significato della parola.
In parole semplici, la fonetica studia il suono da un punto di vista fisico dell’apparato fonatorio. La fonologia studia la relazione tra i suoni e come varia il significato quando uno di questi cambia.
Ecco un esempio pratico: se pronuncio la parola “gatto”, non importa se la “G” la pronuncio in italiano, in dialetto o in un altra lingua, il significato rimane sempre lo stesso. Questo è un fono, quindi il suono della lettera o della parola.
Se invece al posto della “G” inseriamo una “P” trasformando la parola in “patto”, cambia anche il significato della parola stessa. Questo è un fonema, perché nel momento in cui cambia, varia anche il significato del vocabolo.
Quindi, a cosa serve studiare l’alfabeto fonetico? Serve a comprendere non solo come pronunciare le parole, ma anche come il significato cambia in base alla variazione del suono. Questo ti aiuterà a distinguere le parole con più facilità, di conseguenza anche il loro significato.
Nel video seguente ti riassumo i 3 vantaggi dell’utilizzo dell’alfabeto IPA (e i motivi per cui una volta provato non vorrai lasciarlo più!).
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Arriviamo quindi alla parte pratica: come si fa la trascrizione fonetica con l’alfabeto IPA. Di seguito troverai tre consigli o regole basiche per iniziare a comprendere il processo ed effettuare una corretta trascrizione fonetica dell’italiano.
La prima cosa da sapere è che la trascrizione fonetica si fa sempre utilizzando le parentesi quadre. La seconda è che la posizione dell’accento dovrà essere indicata con un trattino prima della sillaba tonica (quella che necessita di maggiore voce).
Ad esempio, la parola “casa” dovrai trascriverla in questo modo [‘kaza] perché il trattino che determina l’accento va posto prima della sillaba”ka”. Per capire dove posizionare l’accento è necessario una suddivisione della parola in sillabe.
Attenzione però, la separazione delle sillabe non coincide necessariamente con una divisione delle sillabe ortografiche. Ad esempio la parola orchestra, che contiene una S (che può essere pronunciata [s] o [z] a seconda dei casi), dal punto di vista fonetico va sillabata in questo modo: or|ches|tra.
Ortograficamente, la stessa parola è suddivisa così: or|che|stra.
Un’altra regola importante è come evidenziare la lunghezza delle vocali. Per farlo si usano i due punti <:> dopo la vocale, ma in italiano rispetto ad altre lingue la lunghezza vocalica non corrisponde ad un cambio di significato (fonema) quindi chi parla e chi ascolta non si rende conto della differenza nella lunghezza.
Nella trascrizione fonetica invece questa lunghezza deve essere segnata, e per comprendere su quali sillabe vi è una lunghezza maggiore c’è una semplice regola. Nell’alfabeto IPA sono considerate lunghe foneticamente le vocali che si trovano in una sillaba tonica aperta, ossia la sillaba termina con una vocale non posta alla fine della parola.
Riprendendo come esempio la parola casa, la trascrizione fonetica sarà la seguente [ ‘ka:za ]. Se invece la sillaba accentata è chiusa o a fine parola, non si inseriranno i due punti.
Per leggere le consonanti con l’alfabeto fonetico è importante conoscere il punto di articolazione, quindi in quale luogo della cavità orale si “attiva” quel suono. Può essere: bilabiale, labiodentale, dentale, alveolare, palato-alveolare, palatale, velare.
Oltre a questo è necessario conoscere anche il modo, quindi come pronunciamo i suoni. Ci sono 7 modi: occlusivo, nasale, laterale, polivibrante, fricativo, affricato, semiconsonantico.
Un’altra cosa da sapere per leggere l’alfabeto IPA è la presenza di suoni sordi e suoni sonori. I primi sono suoni che pronunciamo senza vibrazione delle corde vocali, i suoni sonori invece li pronunciamo con la vibrazione delle corde vocali.
Un suono sordo è ad esempio la lettera F. Se appoggi una mano sulla gola, ti accorgerai che mentre la pronunci non c’è nessuna vibrazione.
Al contrario la lettera V è una lettera sonora, perché appoggiando la mano potrai percepire una vibrazione, quindi implica l’utilizzo della corde vocali.
Per sapere come pronunciare le vocali invece si può utilizzare il trapezio vocalico, che contiene tutte e 7 le vocali. Hai letto bene, anche se siamo abituati a pensare che le vocali siano cinque (a,e,i,o,u) è importante notare che sia la E che la O possono essere aperte o chiuse. Quindi la E aperta dovrai scriverla [ɛ], mentre chiusa la scriverai in questo modo [e].
La lettera O invece, se aperta diventa [ɔ], se chiusa [o]. Le vocali, al contrario delle consonanti sono tutte sonore, non esistono vocali sorde.
Ma attenzione: anche le vocali hanno una suddivisione. Si dividono in: anteriori, centrali, posteriori, in base a dove si producono all’interno della cavità orale, quindi maggiormente vicino al palato (anteriori) o alla gola (posteriori). Inoltre si dividono in alte, medio-alte, medio-basse, basse, ciò significa che alcune vocali si producono in un punto della cavità orale più alto (come la I) e altre più in basso (come la O aperta).
Per finire questo articolo sull’alfabeto IPA, ti voglio lasciare alcuni consigli su come studiarlo. Per prima cosa, il mio suggerimento è di dividerlo tra simboli più semplici e che potresti memorizzare con facilità, e quelli che invece percepisci essere molto difficili. Ci potrebbero inoltre essere dei simboli che confondi facilmente, quindi inseriscili nella categoria dei simboli difficili, o in una sotto-categoria apposita.
Ora che hai diviso i simboli, un metodo molto utile da utilizzare può essere quello associativo. Collega il suono di ogni simbolo a una parola che inizia proprio con quel suono oppure ad un’immagine ben precisa, se trovare una parola può essere difficile. Così, non appena lo vedrai lo assocerai subito al vocabolo o alla figura che hai scelto, e quindi al suo suono.
Oltre a questa impostazione iniziale, ci vuole tanto esercizio. Lo so, lo so, la parola “esercizio” è sinonimo di “noioso”, ma ricorda che non è necessario studiare l’alfabeto fonetico alla perfezione. L’importante è che tu riesca a comprendere e usare le regole basiche di trascrizione e della pronuncia dei suoni, il resto arriverà con tanta, tanta pratica.
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